Meningite - professioneinfermiere

Vai ai contenuti

Menu principale:

Meningite

I vostri elaborati > Casi clinici

CASO CLINICO N°2 – MENINGITE

Per meningite si intende l’infiammazione delle meningi.  La meningite può essere asettica o settica; nel primo caso non è causata dal batterio, ma la causa è virale o correlata a linfoma, leucemia o ascesso cerebrale. La forma settica, invece, si riferisce a meningiti causate da batteri.
Le infezioni meningee di solito hanno origine in due modi: attraverso il torrente circolatorio, come conseguenza di altre infezioni, oppure per contaminazione diretta, come dopo una lesione traumatica delle ossa facciali o secondaria a procedure invasive.
I sintomi iniziali sono spesso costituiti da emicrania e febbre, che di solito rimane elevata per tutto il corso della malattia. La cefalea associata alla meningite è grave ed è causata dall’irritazione meningea, la quale si manifesta con sintomi caratteristici comuni a tutti i tipi di meningite, come rigidità nucale e fotofobia. All’inizio della malattia sono comuni disorientamento e compromissione della memoria.
Alle meningiti sono inoltre associate convulsioni e aumento della pressione intracranica.

DIAGNOSI

Rischio di trasmissione dell’ infezioni correlato alla natura contagiosa della condizione del pz
Cefalea associata a meningite secondaria ad irritazione meningea

Alterazione della temperatura corporea secondaria a meningite**

Alterazione della temperatura corporea secondaria a meningite
Obiettivi assistenziali:

mantenere le temperatura corporea centrale nell’ambito di valori normali
ridurre le complicanze a carico dei diversi apparati e sistemi

Indicatori di risultato:
Durante la degenza ospedaliera il valore della TC rimarrà nell’intervallo stabilito
Prima della dimissione il pz non dovrà avere una TC inferiore a 37°C
Interventi:
Valutare la temperatura del pz immediatamente dopo il suo arrivo in reparto ed ogni 2-4 ore per avere sotto controllo il decorso dello stesso e poter intervenire preventivamente.
Monitorare la pressione arteriosa, perché la temperatura elevata  causa ipotensione, e la FC, che può abbassarsi rapidamente se la TC dovesse ridursi di oltre 2°C in 15 minuti.
Rimuovere la biancheria dal letto lasciando il pz scoperto solo per metà per favorire lì abbassamento della TC
Somministrare antipiretici secondo prescrizione


PROBLEMI COLLABORATIVI
Complicanza potenziale di ipertensione endocranica**
Complicanza potenziale di edema cerebrale
Complicanza potenziale di crisi convulsive
Complicanza potenziale di shock settico


Complicanza potenziale di ipertensione endocranica
Obiettivi assistenziali: ridurre al minimo le oscillazioni della pressione di perfusione cerebrale
Indicatori di risultato:
Entro 72 ore dall’ingresso il pz avrà una PIC da 0 a 15 mm Hg ed una pressione di perfusione maggiore di 60 mm Hg
Entro 72 ore dall’ingresso il pz avrà una pressione arteriosa media maggiore di 60 mm Hg
Entro 72 ore dall’ingresso il pz non evidenzierà segni clinici di ipertensione endocranica
Entro una settimana dal suo ingresso, il pz mostrerà un miglioramento delle condizioni neurologiche
Interventi:
Valutare il livello di coscienza, il comportamento, le funzioni motorie e sensitive e le reazioni pupillari ogni 1-2 ore e secondo necessità e avvertire il medico se si verificano cambiamenti. Le alterazioni di uno di questi parametri indicano un deterioramento delle condizioni neurologiche del pz e il livello di coscienza è l’indicatore più sensibile ed attendibile dell’ipertensione endocranica
Controllare continuamente la pressione endocranica attraverso i dispositivi e la pressione arteriosa media e confrontarli con i valori attesi e calcolare la pressione di perfusione cerebrale ad ogni cambiamento. Notificare una PIC superiore a 15 mm Hg e una MAP inferiore a 60 mm Hg. Per garantire al cervello l’apporto minimo adeguato deve essere mantenuta una pressione endocranica di almeno 60 mm Hg;una pressione di perfusione cerebrale inferiore a 30 mm Hg provoca la morte delle cellule ed è quindi letale.
Istruire il pz ad evitare le attività che possono provocare un aumento della PIC, quali lì evacuazione forzata, muoversi o girarsi nel letto trattenendo il respiro, tossire, soffiarsi il naso. Queste attività aumentano la pressione intratoracica e intraddominale, che è trasmessa alle vene giugulari, impedendo il ritorno venoso cerebrale ed aumentando la pressione endocranica
Strutturare l’ambiente in modo tale da ridurre stimoli spiacevoli che possono provocare un aumento della PIC. Quindi, garantire una stanza tranquilla, non scuotere il letto del pz, utilizzare un tono di voce bassa, distanziare le procedure mediche o assistenziali che provocano dolore, ridurre le visite al pz (se queste sono causa di agitazione) ed evitare disturbi inutili






PIANO DI DIMISSIONE
Anche se la meningite viene correttamente trattata, ci possono essere vari esiti:
Decesso
Lesioni neurologiche permanenti gravi
Lesioni neurologiche permanenti lievi
Danni neurologici transitori


Al momento della dimissione documentare:
Stato clinico al momento del ricovero e  cambiamenti significativi di tale stato;
- I risultati delle indagini diagnostiche pertinenti;
- L'uso di protocolli di emergenza;
- Le informazioni sulle condizioni emodinamiche;
- L'insegnamento terapeutico al paziente e ai familiari



Se il pz sopravvive, è necessario dargli le seguenti indicazioni:
Assumere almeno 1000-2000 mg di vitamina C chimica (acido ascorbico anche puro e sfuso) o meglio naturale (complesso C con bioflavonoidi che rinforzano l’integrità della mucosa).  La Vitamina C stimola sia la sintesi dei globuli bianchi (a cui si deve la produzione degli anticorpi), che quella dell’interferone, la velocità di intervento dei fagociti e i loro movimenti ameboidi, l’attività del complemento. L’acido ascorbico e de-idro ascorbico esercitano effetto antivirale diretto, coadiuvato dallo ione ferrico
Respirare all’aria aperta, evitare luoghi affollati e umidi, con elevata frequentazione, respirare solo con il naso con respirazione lenta e profonda, lavarsi regolarmente le mani prima dei pasti e dopo contatti.
Terapia antibiotico mirata (se si tratta di meningite batterica)
Controllo a 6 mesi e un anno dalla dimissione. La meningite può essere infatti causa di: danno uditivo neurosensoriale, difetti dell’acuità visiva, convulsioni, problemi comportamentali..che devono essere rilevati prontamente dal medico curante.
Sedute fisioterapiche perché potrebbero essersi verificati danni a livello neuromuscolare

Se la meningite è virale si risolve in circa 7 giorni senza necessità di cure particolari.

(Occorre identificare i contatti stretti da sottoporre a chemioprofilassi o a sorveglianza sanitaria. Quindi, individuare i conviventi e coloro che hanno avuto contatti stretti con l’ammalato nei 10 giorni precedenti la data della diagnosi. I 10 giorni sono il tempo massimo previsto per la sorveglianza sanitaria, tenuto conto del massimo periodo di incubazione della malattia. Qualora al momento dell’identificazione fossero già trascorsi 10 giorni dall’ultimo contatto, i soggetti esposti non sono più considerati a rischio)


POSSIBILE PROCEDURA:Rachicentesi


 
 
Torna ai contenuti | Torna al menu