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Tromboflebite

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Tromboflebite profonda.
Definizione.

Tromboflebite: La tromboflebite è l'infiammazione di vene superficiali con trombosi conseguente. Tromboflebite profonda: infiammazione acuta delle vene  profonde (ileo femorali, le vene poplitee,  e le piccole vene del polpaccio).
Diagnosi infermieristiche.
1) Dolore acuto correlato ad infiammazione, ostruzione ed edema dei vasi.
2) Inefficace gestione del regime terapeutico correlata a mancanza di informazioni.
Problemi collaborativi.
1) Insufficienza venosa acuta correlata ad ostruzione e stasi.
2) Rischio di embolia polmonare correlato a presenza di TVP e rischio di distacco di embolo.

Diagnosi infermieristica.
Inefficace gestione del regime terapeutico correlata a mancanza di informazioni.

Priorità assistenziale: istruire il paziente e i familiari come continuare la terapia e prevenire recidive e riconoscere precocemente segni e sintomi di recidive.

Indicatori di risultato:
al momento della dimissione il paziente:
 Sarà in grado di elencare i fattori di rischio cui è esposto;
 Sarà in grado di elencare segni e sintomi di tromboflebite
 Sarà in grado di identificare delle corrette modalità per aumentare il flusso venoso;
 Sarà in grado di descrivere correttamente ed in modo dettagliato come assumere gli anticoagulanti, se prescritti, e come ridurre i rischi di sanguinamento;
 Saprà dire perché è importante sottoporsi a controlli regolari.

Interventi    motivazioni
1. Istruire il paziente e i familiari sui fattori che possono aumentare il rischio di recidiva quali immobilità e allettamento .discutere le misure che possono ridurre o eliminare i fattori di rischioquali: controllo del peso corporeo on dieta ed esercizio fisico; cessazione del fumo. 1.  la tromboflebite è spesso ricorrente specialmente se non vengono eliminati i fattori di rischio. Insegnare le diverse misure per ridurre o eliminare questi fattori può evitare ulteriore problemi.
2. Insegnare al paziente i diversi modi per aumentare il ritorno venoso: fare esercizi dei piedi e delle gambe più volte al giorno; aumentare l’assunzione di liquidi almeno a 2000 ml al giorno (se non controindicato); tenere gli arti sollevati quando sta seduto o sdraiato; partecipare al programma di attività fisica prescritto; evitare l’uso di busti, giarrettiere, calzettoni ed altri indumenti costrittivi; usare calze elastocompressive; non accavallare le gambe; evitare l’uso di contraccettivi orali e le terapie ormonali sostitutive post menopausa. 2.questi metodi aiutano nella prevenzione delle cause classiche di tromboflebite: stasi venosa, trauma vascolare ed ipercoagulabilità.
3. Istruire il paziente e i familiari ad osservare eventuali segni e sintomi di recidiva. 3.l’identificazione precoce favorisce un ‘intervento immediato e la prevenzione dei problemi correlati.
4. Insegnare al paziente a prendersi cura degli arti inferiori: mantenere la cute pulita e asciutta; rilevare prontamente eventuali lesioni cutanee; protegger la cute da traumi anche lievi. 4.Una ridotta circolazione degli arti inferiori predispone il paziente ad ulcere da stasi.
5. Istruire il paziente e i familiari sulla terapia anticoagulante, se prescritta, e sui metodi per ridurre al minimo il rischio di sanguinamento: ad esempio di servirsi del rasoio elettrico anziché delle lamette; non fare uso di FANS. 5.Un paziente con tromboflebite delle vene profonde non complicata assume generalmente dicumarolici per un periodo di tempo che varia in base alle cause della trombosi venosa profonda e che in alcuni casi può essere anche a vita.
6. Sottolineare la necessità di seguire regolarmente le raccomandazioni del medico circa i controlli successivi , compresi gli esami di laboratorio. 6.la tromboflebite può recidivare o dare luogo ad insufficienza venosa cronica. Controlli medici coscienziosi rappresentano la migliore protezione contro futuri episodi. controllare i referti di laboratorio come il PTnei pazienti in terapia con warfarina, per mantenere il dosaggio terapeutico.

Problema collaborativo.
Insufficienza venosa acuta correlata ad ostruzione e stasi.

Priorità assistenziale: promuovere il flusso venoso.
Indicatori di risultato:
entro 3 gg dall’ingresso il paziente:
 Mostrerà un miglioramento del colorito e della temperatura: per esempio cute rosea e calda (in un paziente bianco) nell’area interessata;
 Non mostrerà segni di sanguinamento dopo inizio di terapia anticoagulante;
 Darà un punteggio al dolore di 3 su una scala da 0 a 10.

Interventi      motivazioni
1. Esaminare quotidianamente i polpacci e le cosce per rilevare eventualmente modificazioni del quadro clinico che generalmente è caratterizzato nella fase iniziale da eritema ed edema. Nella fase più tardiva compaiono dolore, indurimento della vena (la vena sembra un cordoncino) ed il segno di Homan positivo (non sempre presente). Evitare la palpazione profonda. In caso di edema presente o sospetto, misurare e registrare la circonferenza della gamba, facendovi un segno di riferimento. Ripetere giornalmente questa misurazione, confrontando ogni volte l’ultima con le precedenti. 1.i segni e i sintomi precoci derivano dall’infiammazione del vaso, quelli tardivi dalla formazione del trombo. Il segno di Homan (dolore al polpaccio alla dorsi flessione del piede viene considerato un indicatore di trombosi delle vene profonde, ma non è da considerare del tutto attendibile, essendo assente in molti casi. Inoltre esso si può manifestare in qualsiasi altra condizione dolorosa dl polpaccio.  La palpazione profonda va evitata perché può determinare il distacco di un embolo. Il controllo della circonferenza della gamba costituisce un metodo oggettivo per valutarne l’eventuale rigonfiamento; fare un segno di riferimento assicura una misurazione coerente.
2. Avvertire immediatamente il medico se insorgono segni  e sintomi o se quelli già presenti si aggravano, quali comparsa di un nuovo dolore o del gonfiore. 2.nuovi o più gravi segni di tromboflebite, richiedono l’immediato intervento del medico. La tromboflebite superficiale è dolorosa, ma non costituisce un pericolo. Invece una tromboflebite delle vene profonde, non curata, può rappresentare un pericolo per il distacco di un embolo.
3. Favorire il corretto posizionamento del paziente:
 Favorire il riposo a letto;
 Tenere l’arto preferibilmente sollevato di almeno 30° se non controindicato;
 Non mettere ginocchiere o cuscini sotto le ginocchia; quando il paziente potrà scendere dal letto, dirgli di non accavallare le gambe e non stare seduto per periodi prolungati. 3.Il riposo a letto e il sollevamento dell’arto, migliorano il ritorno venoso utilizzando la forza di gravità per ridurre il gradiente pressorio tra l’arto e il cuore. Inoltre il riposo a letto riduce i fabbisogno di ossigeno, limita il rischio di distacchi di emboli e favorisce la fibrinolisi. Le altre misure evitano l’aumento della pressione poplitea che comprimerebbe le vene ed ostacolerebbe il ritorno venoso.
4. Portare il consumo di liquidi a 2000 mlse non controindicato. 4.Ciò serve ad aumentare il volume vascolare e ridurre la viscosità del sangue migliorandone il flusso.
5. Consultare il medico sull’eventuale uso di calze elastiche o di dispositivo a compressione pneumatica intermittente per contribuire a prevenire l’embolia polmonare. 5.le vene superficiali possono essere dilatate e tortuose, specialmente nei pazienti più anziani. Le calze elastiche o di dispositivo a compressione pneumatica intermittente possono favorire il ritorno venoso comprimendo le vene superficiali e ridirigendo il flusso ematico verso le vene profonde.
6. Provvedere agli esami di laboratorio riguardanti la coagulazione. Riferire al medico eventuali valori fuori dal range di normalità, prima di procedere alla successiva somministrazione di dose di anticoagulanti. 6.il dosaggio viene modificato in modo da mantenere PTentro il range terapeutico.
7. Rilevare la presenza di eventuali sanguinamenti come stillicidi dal punto di inserzione in una venipuntra, intramuscolo, sanguinamenti gengivali, ecchimosi, ematuria o melena. 7.il paziente sotto terapia anticoagulante è esposto a maggiori rischi di sanguinamento per l’aumento dei tempi di coagulazione.
8. Rilevare gli eventuali segni di insufficienza venosa cronica; edemi declivi a livello della caviglia, indurimento, cute lucida, varici ed ulcere da stasi. 8.ripetuti episodi di trombosi venosa profonda possono provocare un’insufficienza venosa cronica da distruzione valvolare venosa.

Degenza media: 5-6 gg.
Piano di dimissione.
Indicatori assistenziali
Al momento della dimissione del paziente la documentazione evidenzia:
 Assenza di dolore , calore, gonfiore, nella zona interessata;
 PTa range terapeutico in caso di somministrazione di anticoagulanti orali;
 Assenza di complicazioni polmonari e cardiovascolari;
 Assenza di febbre;
 Segni vitali entro i normali parametri;
 Assenza di pallore e dolore all’arto interessato;
 Una capacità di eseguire le attività quotidiane, di trasferirsi e di deambulare simile a quella precedente il ricovero;
 Un adeguato sistema di sostegno domiciliare o la presa dei contatti per l’assistenza domiciliare se indicata dalla mancanza di tale sostegno o dall’incapacità di svolgere le attività quotidiane e di deambulare.

Promemoria per l’educazione dei parenti e dei familiari.
Documentare che il paziente e i familiari hanno compreso:
 Segni e sintomi di recidiva di tromboflebite;
 La necessità di un uso continuo delle calze elastiche per prevenire gli emboli secondo indicazione medica o almeno fino a documentazione di avvenuta ricanalizzazione;
 Scopo, dosaggio, modalità di somministrazione e di interazione con i cibi dei farmaci da assumere dopo la dimissione e loro eventuali effetti collaterali da segnalare al medico;
 Il livello di attività permesso;
 La necessità di modificare i fattori di rischio;
 La procedura per fare esami di laboratorio, dopo la dimissione;
 La data, il luogo e l’ora dei successivi appuntamenti;
 I segni e i sintomi da riferire subito al medico.

Promemoria per la documentazione:
 Documentare lo stato clinico al momento del ricovero;
 I cambiamenti significativi di tale stato;
 I risultati degli esami di laboratorio e delle indagini diagnostiche pertinenti;
 Le misure per alleviare il dolore;
 L’effetto dei cambiamenti di posizione e di sollevamento dell’arto;
 Ogni variazione dei risultati delle indagini riguardanti la coagulazione;
 La somministrazione di anticoagulanti;
 L’eventuale tendenza al sanguinamento;
 La somministrazione di altri farmaci, quali antinfiammatori, antibiotici ecc.
 Il livello di attività fisica e la reazione alla deambulazione progressiva;
 L’insegnamento al paziente ed ai familiari;
 Il piano di dimissione.

 
 
 
 
 
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